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lunedì 14 febbraio 2011

Il fine giustifica i mezzi (vaffanculo Macchiavelli!)

C’è un’idea che ha fatto più morti della bomba atomica. Un’idea che è la madre di tutte le guerre: IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI.
Grazie a questa brillante posizione filosofica l’Occidente Cristiano, capitanato dagli Stati Uniti, ha praticato per 60 anni una politica internazionale basata sull’appoggio di qualunque dittatore criminale che si dichiarasse anticomunista. E questo dopo che il colonialismo aveva fatto lo stesso per 5 secoli. L’appoggio di Obama alla rivoluzione egiziana è il primo punto di rottura di questa logica: accettiamo il rischio che il popolo egiziano elegga rappresentanti che sono nemici degli Usa perché la libertà è un valore non trattabile e perché abbiamo fiducia nei popoli e nei percorsi che essi scelgono, convinti che l’essere umano abbia un inarrestabile desiderio di raggiungere l’eccellenza. Quest’inversione di rotta della maggiore potenza imperialista, da sola vale l’elezione di Obama.
Il fatto che gli Usa abbiano scelto di non sostenere più i dittatori corrotti e torturatori determinerà l’implosione dei regimi dittatoriali, presumibilmente in breve tempo.
Il mondo gira pagina. E’ bellissimo!!!
(Gioite: è la prova che c’è un senso positivo nell’Universo, il mondo migliora lentamente ma continuamente)
Molto probabilmente siamo di fronte a quell’effetto domino che già abbiamo visto all’opera nel 1989, quando in una notte crollarono i presupposti che tenevano insieme l’impero russo. Nessuno sparò sui dimostranti che scalavano il muro di Berlino e i carri armati russi non invasero Berlino Est… Bastò questo per sciogliere uno degli imperi più autoritari e vasti della storia del mondo.
Per rendersi conto del cambiamento epocale che rappresenta la nuova posizione degli Usa, basti pensare ai comunicati del governo reazionario israeliano, che invitavano Europa e Usa a sostenere Mubarak perché sennò l’Egitto rischiava di cadere nelle mani dei fondamentalisti islamici…
Il fine giustifica i mezzi. Possiamo sostenere un assassino se ci serve a evitare un pericolo peggiore. Una logica ingiusta e anche inefficace. Alla lunga questo modo di ragionare scatena un Vietnam…
E come dimenticare che l’estremismo islamico iraniano è stato causato da una dominazione dittatoriale dello Scià di Persia, foraggiato dagli Usa? Sono stati i sistematici massacri degli oppositori, anche i più moderati, a radicalizzare la rabbia e renderla folle!
E come dimenticare che Saddam Hussein e Osama Bin Laden sono stati per lunghissimo tempo criminali al soldo degli Usa in funzione anticomunista?
Chi pratica la filosofia del fine che giustifica i mezzi semina tempesta… Solleva pietroni che gli ricadranno sui piedi… E’ un modo di ragionare semplice che dà ghiotti risultati immediati e prepara disastri immensi a lungo termine. E’ una logica da ladri di galline. Pensate se i soldi che gli Usa hanno speso per foraggiare Mubarak (si dice in giro che si tratti di 2 miliardi e mezzo di dollari all’anno) fossero invece stati investiti per sviluppare la formazione e le micro imprese in Egitto…
Comunque nonostante tutto il male fatto dall’Occidente al popolo egiziano c’è da sperare che non vedremo un’altra dittatura sanguinaria, sul modello iraniano, al potere nel paese delle piramidi.
I Fratelli Musulmani sono meno estremisti di quel che raccontano i media, la società egiziana e molto più moderna di quella iraniana del 1980 e poi c’è internet. E poi c’è Obama che, se è saggio, non si limiterà alle parole libertarie ma varerà un piano di aiuti al popolo egiziano che ammorbidisca questa fase di transizione con un po’ di benessere.
Se le migliaia di miliardi che l’Occidente spende in guerre e armi andassero a aiutare economicamente i popoli oppressi, il terrorismo sparirebbe nel giro di 12 mesi.
E vorrei notare che stiamo proprio entrando in una nuova era. Mai era accaduto che un impero immenso come quello sovietico implodesse causando solo qualche centinaio di morti. Morti terribili comunque ma imparagonabili al numero di vittime di qualunque rivoluzione del passato… Ne fecero di più le 5 giornate di Milano nel 1800, con a disposizione armi di scarsissima qualità…
Le rivolte che stanno facendo nascere un nuovo Mondo Arabo sono costate moltissime orribili morti, troppe. Ma anche qui siamo di fronte a quantità per fortuna limitatissime.
E della rivolta egiziana restano immagini fuori dall’iconografia guerresca.
Una donna col burqa che urla nella grande piazza, chiedendo agli uomini di ribellarsi. Le si vedono solo gli occhi, urla e dopo pochi minuti intorno a lei si raduna una gran folla, Al Jazeera la filma e ritrasmette la sua immagine e migliaia di persone scendono in piazza, e così inizia la rivolta… C’è poi la foto di una donna anziana che bacia un poliziotto perplesso. E infine c’è l’immagine che ha dato il colpo di grazia al regime di Mubarak: Wael Ghonim, dirigente della divisione Marketing di Google per il Medio Oriente e il Nord Africa che dopo 10 giorni di prigione scoppia a piangere in diretta tv, appoggiando la testa sul tavolo, al ricordo degli orrori che ha subito e visto nel carcere della polizia segreta. Lui è scoppiato a piangere, poi s’è alzato e ha abbandonato la trasmissione. La presentatrice si è tolta il microfono ingarbugliandosi coi fili e s’è alzata anche lei, seguendo questo giovane uomo. Lei aveva il viso triste e in grande apprensione per lui. Credo che il popolo egiziano, la parte migliore del popolo, si sia identificata in quell’uomo che piangeva e in quella donna che si alzava liberandosi dai fili per seguirlo e soccorrerlo. E la gente s’è alzata, s’è liberata dai fili che la legavano alla paura e tutti, ovunque, sono scesi per strada.
L’Egitto è insorto in un grande momento di sensibilità umana.
Non credo che cadrà preda della violenza….
E Mubarak non ha potuto fare nient’altro che andarsene perché il popolo aveva capito che voleva ben altro che un vecchio senza cuore.
Grazie Egitto. Speriamo di raggiungerti.

Jacopo Fo

Le Marche e le Infermiere

Osservo le ragazze che entrano ed escono dalla Questura, in questi giorni: portano borse firmate grandi come valige, scarpe di Manolo Blanick, occhiali giganti che costano quanto un appartamento in affitto. È per avere questo che passano le notti travestite da infermiere a fingere di fare iniezioni e farsele fare da un vecchio miliardario ossessionato dalla sua virilità. E’ perché pensano che avere fortuna sia questo: una valigia di Luis Vuitton al braccio e un autista come Lele Mora. Lo pensano perché questo hanno visto e sentito, questo propone l’esempio al potere, la sua tv e le sue leader, le politiche fatte eleggere per le loro doti di maitresse, le starlette televisive che diventano titolari di ministeri.

Ancora una volta, il baratro non è politico: è culturale. E’ l’assenza di istruzione, di cultura, di consapevolezza, di dignità. L’assenza di un’alternativa altrettanto convincente. E’ questo il danno prodotto dal quindicennio che abbiamo attraversato, è questo il delitto politico compiuto: il vuoto, il volo in caduta libera verso il medioevo catodico, infine l’Italia ridotta a un bordello.

Conchita De Gregorio su "L'Unità".

domenica 6 febbraio 2011

La sinistra è morta per mancanza di idee (La fine del modello di partito leninista)

Viviamo in un sogno.
Come in Matrix non vediamo la realtà.
Ho sentito ripetere un milione di volte che la sinistra italiana non è capace di opporsi in modo decente a Berlusconi.
Ma poi non ho sentito molti dire cosa farebbero loro, al posto di Bersani.
In un articolo precedente ho raccontato la storia della Semco, grossa azienda brasiliana dove il proprietario,
Ricardo Semler, ha deciso un cambiamento radicale del sistema. Orari flessibili e stipendi flessibili, ognuno decide quanto guadagnare e quanto lavorare, si accorda con i colleghi e si reca al lavoro all’ora che preferisce, non ci sono neppure turni fissi!
Sono stati aboliti i controlli e molta burocrazia aziendale.
I lavoratori in assemblea intervistano i candidati per le nuove assunzioni, siano essi manager o semplici manovali.
I dipendenti discutono i programmi imprenditoriali e ogni anno l’azienda investe nella creazione di nuove imprese proposte dai dipendenti. E chi ha avuto l’idea collabora a gestirla. Quindi chi ha buone idee diventa rapidamente un manager. In questo modo la Semco permette ai lavoratori di sviluppare le loro aspirazioni, realizzare progetti, trovare la propria unicità.
La chiave di tutto per Ricardo Semler è trattare i lavoratori da adulti, puntare sul loro senso di disciplina e responsabilità e sulla loro creatività.
La Semco 20 anni fa era un’acciaieria, oggi è un sistema estremamente variegato di imprese in decine di settori diversi: dai software alla ristorazione. (Clicca qui)
Ecco, questo secondo me vuol dire avere un vero programma innovativo. Avere un nuovo modello di società in testa ed essere capaci di svilupparlo.
Un modello che parte dalla capacità della gente di pensare collettivamente.
La sinistra italiana non ha nulla di tutto questo.
Viaggia ancora pensando che la partita consista nel vincere le elezioni e “governare bene”, e poi non ci riesce neanche molto. Ma anche se la sinistra governasse in modo perfetto, non riuscirebbe a rispondere ai bisogni del paese. Il mondo sta cambiando alla velocità della luce e solo riuscendo a immaginare un modello Semco globale possiamo sperare di stare al passo con i tempi e fermare il declino morale e economico italiano.
Dobbiamo creare una nazione che consideri adulti i propri cittadini, capaci di prendersi le loro responsabilità e non possiamo farlo con partiti politici che considerano i propri iscritti dei bambini.
C’è qualcuno che ha il coraggio di dirmi che veramente i partiti interpellano i loro militanti per conoscere le loro idee e fare appello alla loro creatività?
Se sei stato una sola volta a una discussione precongressuale non puoi dirmelo!
Ci sono linee politiche decise ai vertici che si scontrano, ci sono documenti già scritti che vengono discussi, leaderini di paese che si esibiscono in discorsi difficili di fronte al delegato regionale. E’ un teatrino dove non ci si mette veramente a sviscerare i problemi, a far funzionare l’intelligenza collettiva per trovare soluzioni.
Questo in pratica significa che non si discute mai di come affrontare i problemi concreti della gente.
Oggi il movimento progressista è scisso in due parti ben distinte. Da una parte ci sono le battaglie elettorali gestite dai partiti, dall’altra c’è una marea di organismi di base, che con i partiti di sinistra hanno rapporti solo saltuari e casuali, che si occupano di cambiare le cose: costruiscono gruppi di acquisto, cooperative per autocostruzioni edilizie, comitati di difesa del territorio, gruppi di solidarietà, gruppi culturali eccetera eccetera.
Tutte le grandi novità nel modo di fare politica non vengono dai partiti: il commercio equo e solidale, la finanza etica, le banche del tempo… Ma ancora queste entità non sono in grado di connettersi e dare vita a un’azione collettiva capace di generare un progetto elettorale. E sicuramente arrivarci sarà un processo lungo e graduale. Ma lo sviluppo delle comunità web e l’uso crescete delle potenzialità di connessione che la rete offre spingono prepotentemente in questa direzione.
Immagino “forme di partito” completamente nuove.
Vediamo cosa succede...

Jacopo Fo