Deezer Playlist

Calcolo Integrali

mercoledì 15 aprile 2009

E' morto Franco Volpi

Oggi è morto Franco Volpi. Probabilmente pochissimi lo conosceranno. Io non l'ho mai visto in faccia ed oggi, vedendo alcune foto, sono rimasto sbalordito dal suo aspetto giovanile (sebbene avesse 57 anni). L'ho sempre immaginato come un professore con la barba lunga ed i capelli bianchi, classico filosofo eruditissimo. Invece era una persona normalissima, che avevo imparato a conoscere attraverso le traduzioni delle opere minori di Schopenauer pubblicate da Adelphi.
Io sono un neofita in filosofia, la leggo per puro piacere, anche se mi piacerebbe poterla studiare seriamente, ma, poiché seguo con particolare interesse il pensiero di Schopenauer, mi ha sempre incuriosito quel piccolo nome sotto il titolo che ne indicava il curatore. Successivamente ho imparato a conoscere Volpi attraverso gli articoli che pubblicava su Repubblica e che nel frattempo mi permetteva la scoperta di altri autori molto interessanti come ad esempio Ciorane. Purtroppo tutto questo non sarà più possibile perché non c'è più ed a lui va il mio pensiero oggi ed il ringraziamento per tutto quello che ha fatto.
Qui si trova il coccodrillo di Antonio Gnoli di Repubblica.

"Sbagliano quelli che pensano che la vita si spiega con la filosofia. Per quanti sforzi il pensiero faccia, il risultato è sempre lo stesso: la filosofia arranca dietro la vita che se la ride". 
Franco Volpi


mercoledì 25 marzo 2009

Daniele Sepe e Brigada Internazionale

Un disco che vale la pena comprare.

Dal sito MySpace della Brigada:
"Una società in cui un oggetto per produrre musica si progetta negli Stati Uniti, si produce (...in condizioni ignobili) in Cina e poi viaggia per tutto il pianeta senza limitazioni diventando un oggetto di culto dovrebbe essere una società muta. Senza musica e senza gioia. Se le merci possono attraversare i cinque continenti senza problemi mentre uomini, donne e bambini sono costretti tra mille pericoli a scampare fame, ingiustizia e guerra significa che dovremmo per decenza pedere la voce. "Nostra patria è il mondo intero" recitava una vecchia canzone anarchica, ma si sa gli anarchici finivano ghigliottinati, garrotati o in galera, mentre le loro maestà di ieri e di oggi ancora ci guardano dalle loro statue nelle nostre piazze, o sguazzano nelle piscine del billionaire. Un mondo al contrario. Ma muti non vogliamo stare e a cantare e ballare non devono restare solo questi "birichini". In attesa della grande rivoluzione la Brigada Internazionale porta in giro la meravigliosa musica della gente più povera della terra. E lo fa in allegria. Per dispetto."

Daniele Sepe è proprio nu'spaccimma!

mercoledì 11 marzo 2009

Rapporto sul Darfur e CRISI DIMENTICATE

Da poco più di anno, molto saltuariamente (per mia esclusiva colpa), collaboro con Italian Blogs for Darfur sito che cerca di informare il pubblico italiano di ciò che avviene in Darfur. Cogliendo le critiche fatte da Medici Senza Frontiere alla stampa italiana che se ne fotte delle tragedie umanitarie pensando piuttosto a Briatore e a tutte le donnine di cui ama attorniarsi, oggi volevo far presente che è da poco stato pubblicato un Rapporto sul Darfur, su ciò che accade in quella zona martoriata da sei anni a questa parte, che aiuta un po' a capire cosa succede.
Spero che qualcuno lo legga e lo diffonda attraverso tutti i canali possibili.

"Solo i poveri riescono ad afferrare il senso della vita, i ricchi possono solo tirare a indovinare."
Charles Bukowski.


mercoledì 25 febbraio 2009

L'inferno consiste nella memoria... per questo gli italiani andranno in paradiso

Nel nuovo numero di LIMES il tema è "Esiste l'Italia? Dipende da noi".
Questo tema è quanto mai attuale e merita un'amplissima discussione.
Mi domando spesso cosa siamo, come possiamo classificarci noi italiani, al di là dei soliti luoghi comuni.
Una sintesi di tutto questo l'ha data uno dei miei autori preferiti, Andrea Camilleri, evidenziando gli aspetti principali che, secondo lui, caratterizzano l'italiano, ossia:
  1. L'uso del Dialetto;
  2. Il fascismo;
  3. L'ambivalenza (coesistenza di una doppia personalità);
  4. Assenza completa di senso storico;
  5. Memoria corta;
  6. Disinformazione;
  7. Berlusconismo.
Forse è proprio vero che in questo momento quello che incarna di più il gregge pecoron-italico è l'ideale del motorino (leggete l'articolo di Camilleri e capirete).
E' un articolo un po' lungo ma va letto tutto per bene, lo si può trovare qui.


venerdì 6 febbraio 2009

Medioevo e Santa Inquisizione

Oggi nel nostro paese siamo di fronte ad un ritorno al Medioevo.
L'Oscurantismo ratzingeriano e della nuova gerarchia ecclesiastica, insieme all'accozzaglia fascisto-pseudoliberale-razzista-piduista che costituisce la maggioranza in parlamento, con il silenzio-assenso dell'opposizione ombra, stanno portando a termine il disegno del Nuovo Ordine.
L'Italia è tornata al Medioevo. Non esiste più una separazione tra poteri e l'esecutivo, con un atto assolutamente illegittimo, ha annullato una sentenza del potere giudiziario.
Mi chiedo perché questo paese deve vivere sotto una dittatura da parte di una Chiesa che ormai è solo apparenza.
Come si può pretendere dalla gente comune una morale basata sul rispetto del prossimo quando chi si vanta di essere al di sopra della morale stessa (per dono divino) non esita a scendere a compromessi per ottenere i propri fini?

"Quando Eluana non ci sarà più, rientrerò in una dimensione umana, perché finora ho vissuto in una dimensione disumana. Mia figlia è stata violentata, continuamente invasa nel suo corpo, oggetto di una violenza che lei avrebbe definito inaudita, inconcepibile e inaccettabile."
Beppino Englaro

lunedì 2 febbraio 2009

Un gran bel film

Ieri sera ho visto un gran bel film Americano.
Ho scritto americano con la A maiuscola perché in questi casi ti rendi conto di quanto sia grande questo paese.
L'america sa essere contemporaneamente il posto più odioso del mondo e quello in cui un uomo può esprimersi al massimo delle proprie potenzialità, qualunque cosa egli faccia.
Milk è un film del regista Gus Van Sant nel quale è raccontata la storia di Harvey Milk, primo leader politico omosessuale che ha combattuto per i diritti omosessuali.
E' un grande film nel quale ci si immerge alla perfezione nella San Francisco degli anni '70, terra di conquiste dei diritti civili e centro di aggregazione di quell'emarginazione eroica spesso cantata da De André.
Il racconto ha il carattere epico di tutte le grandi storie centrate sulla vita di grandi uomini, tuttavia senza la solita retorica, mostrando i lati belli e brutte di una persona, nella semplice e cruda realtà della vita.
Ho avuto il piacere di riscoprire (dopo "Dead Men Walking") un grande attore quale Sean Penn, che spero sinceramente vinca l'Oscar.

"Se un proiettile dovesse entrarmi nel cervello, allora possa anche distruggere tutte le porte dietro le quali ci si nasconde."
Harvey Milk

mercoledì 10 dicembre 2008

Pensieri volanti di un uomo libero


Questo è un discorso di David Foster Wallace fatto tre anni fa alla cerimonia di consegna delle lauree al Kenyon college (21 maggio 2005).
"Un saluto a tutti e le mie congratulazioni alla classe 2005 dei laureati del Kenyon college. Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice “Buongiorno ragazzi. Com’è l’acqua?” I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’, e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede “ma cosa diavolo è l’acqua?”È una caratteristica comune ai discorsi nelle cerimonie di consegna dei diplomi negli Stati Uniti di presentare delle storielle in forma di piccoli apologhi istruttivi. La storia è forse una delle migliori, tra le meno stupidamente convenzionali nel genere, ma se vi state preoccupando che io pensi di presentarmi qui come il vecchio pesce saggio, spiegando cosa sia l’acqua a voi giovani pesci, beh, vi prego, non fatelo. Non sono il vecchio pesce saggio. Il succo della storia dei pesci è solamente che spesso le più ovvie e importanti realtà sono quelle più difficili da vedere e di cui parlare. Espresso in linguaggio ordinario, naturalmente diventa subito un banale luogo comune, ma il fatto è che nella trincea quotidiana in cui si svolge l’esistenza degli adulti, i banali luoghi comuni possono essere questioni di vita o di morte, o meglio, è questo ciò che vorrei cercare di farvi capire in questa piacevole mattinata di sole.Chiaramente, l’esigenza principale in discorsi come questo è che si suppone vi parli del significato dell vostra educazione umanistica, e provi a spiegarvi perché il diploma che state per ricevere ha un effettivo valore sul piano umano e non soltanto su quello puramente materiale. Per questo, lasciatemi esaminare il più diffuso stereotipo nei discorsi fatti a questo tipo di cerimonie, ossia che che la vostra educazione umanistica non consista tanto “nel fornirvi delle conoscenze”, quanto “nell’insegnarvi a pensare”.
Se siete come me quando ero studente, non vi sarà mai piaciuto ascoltare questo genere di cose, e avrete tendenza a sentirvi un po’ insultati dall’affermazione che dobbiate aver bisogno di qualcuno per insegnarvi a pensare, poiché il fatto stesso che siete stati ammessi a frequentare un college così prestigioso vi sembra una dimostrazione del fatto che già sapete pensare. Ma vorrei convincervi che lo stereotipo dell’educazione umanistica in realtà non è per nulla offensivo, perché la vera educazione a pensare, che si pensa si debba riuscire ad avere in un posto come questo, non riguarda affatto la capacità di pensare, ma piuttosto la scelta di cosa pensare. Se la vostra assoluta libertà di scelta su cosa pensare vi sembrasse troppo ovvia per perdere del tempo a discuterne, allora vorrei chiedervi di pensare al pesce e all’acqua, e a mettere tra parentesi anche solo per pochi minuti il vostro scetticismo circa il valore di ciò che è completamente ovvio.
Ecco un’altra piccola storia istruttiva. Ci sono due tizi che siedono insieme al bar in un posto sperduto e selvaggio in Alaska. Uno dei due tizi è credente, l’altro è ateo, e stanno discutendo sull’esistenza di Dio, con quell’intensità particolare che si stabilisce più o meno dopo la quarta birra. E l’ateo dice: “Guarda, non è che non abbia ragioni per non credere. Ho avuto anche io a che fare con quella roba di Dio e della preghiera. Proprio un mese fa mi sono trovato lontano dal campo in una terribile tormenta, e mi ero completamente perso e non riuscivo a vedere nulla, e facevano 45 gradi sotto zero, e così ho provato: mi sono buttato in ginocchio nella neve e ho urlato ‘Oh Dio, se c’è un Dio, mi sono perso nella tormenta, e morirò tra poco se tu non mi aiuterai’.” E a questo punto, nel bar, il credente guarda l’ateo con aria perplessa “Bene, allora adesso dovrai credere” dice, “sei o non sei ancora vivo?” E l’ateo, alzando gli occhi al cielo “Ma no, è successo invece che una coppia di eschimesi, che passava di lì per caso, mi ha indicato la strada per tornare al campo.”
È facile interpretare questa storiella con gli strumenti tipici dell’analisi umanistica: la stessa precisa esperienza può avere due significati totalmente diversi per due persone diverse, avendo queste persone due diversi sistemi di credenze e due diversi modi di ricostruire il significato dall’esperienza. Poiché siamo convinti del valore della tollerenza e della varietà delle convinzioni, in nessun modo la nostra analisi umanistica vorrà affermare che l’interpretazione di uno dei due tizi sia giusta a quella dell’altro falsa o cattiva. E questo va anche bene, tranne per il fatto che in questo modo non si riesce mai a discutere da dove abbiano origine questi schemi e credenze individuali. Voglio dire, da dove essi vengano dall’INTERNO dei due tizi. Come se l’orientamento fondamentale verso il mondo di una persona e il significato della sua esperienza fossero in qualche modo intrinseci e difficilmente modificabili, come l’altezza o il numero di scarpe, o automaticamente assorbiti dal contesto culturale, come il linguaggio. Come se il modo in cui noi costruiamo il significato non fosse in realtà un fatto personale, frutto di una scelta intenzionale. Inoltre, c’è anche il problema dell’arroganza. Il tizio non credente è totalmente certo nel suo rifiuto della possibilità che il passaggio degli eschimesi abbia qualche cosa a che fare con la sua preghiera. Certo, ci sono un sacco di credenti che appaiono arroganti e anche alcune delle loro interpretazioni. E sono probabilmente anche peggio degli atei, almeno per molti di noi. Ma il problema del credente dogmatico è esattamente uguale a quello del non credente: una certezza cieca, una mentalità chiusa che equivale a un imprigionamento così totale che il prigioniero non si accorge nemmeno di essere rinchiuso.
Il punto che vorrei sottolineare qui è che credo che questo sia una parte di ciò che vuole realmente significare insegnarmi a pensare. A essere un po’ meno arrogante. Ad avere anche solo un po’ di coscienza critica su di me e le mie certezze. Perché una larga percentuale di cose sulle quali tendo a essere automaticamente certo risulta essere totalmente sbagliata e deludente. Ho imparato questo da solo e a mie spese, e così immagino sarà per voi una volta laureati.
Ecco un esempio della totale falsità di qualche cosa su cui tendo ad essere automaticamente sicuro: nella mia esperienza immediata, tutto tende a confermare la mia profonda convinzione che io sia il centro assoluto dell’universo, la più reale e vivida e importante persona che esista. Raramente pensiamo a questa specie di naturale, fondamentale egocentrismo, perché è qualche cosa di socialmente odioso. Ma in effetti è lo stesso per tutti noi. È la nostra configurazione di base, codificata nei nostri circuiti fin dalla nascita. Pensateci: non c’è nessuna esperienza che abbiate fatto di cui non ne siate il centro assoluto. Il mondo, così come voi lo conoscete, è lì davanti a VOI o dietro di VOI, o alla VOSTRA sinistra o alla VOSTRA destra, sulla VOSTRA TV o sul VOSTRO schermo. E così via. I pensieri e i sentimenti delle altre persone devono esservi comunicati in qualche modo, ma i vostri sono così immediati, urgenti, reali.

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