venerdì 23 febbraio 2007
Un altro Italiano che se ne va...
Un altro Italiano con la "I" maiuscola se ne va. Un altro pezzo di cultura laica abbandona la società italiana sempre più alla deriva clerico-populista.
Ecco una brevissima biografica da "Repubblica" di oggi.
E' morto stamattina Giovanni Ferrara, per molti anni editorialista di "Repubblica", più volte parlamentare repubblicano, tra i più stimati intellettuali laici italiani, negli ultimi anni appassionata voce della sinistra più indipendente e critica. Ma, con la politica, la sue vere vocazioni sono state l'insegnamento e il colloquio con i giovani.
Ed è stato parlando ai giovani, sabato scorso, che si è sentito male a Pavia, nel corso di una serata della Scuola di formazione politica di "Libertà e Giustizia". Si è alzato, ha chiesto la parola e ha fatto un intervento - molto applaudito - per chiedere che la sinistra non si dimentichi degli ultimi, che abbia anzitutto a cuore il destino di chi ha una vita non facile, che non tradisca mai la sua storia. Si è seduto, ha mormorato "C'e qualcosa che non va" e ha guardato per l'ultima volta la compagna della sua vita, Sandra Bonsanti, che di "Libertà e Giustizia" è la presidente. Poi ha perso conoscenza ed è stato portato al Policlinico San Matteo dove gli è stata diagnosticata una grave emorragia cerebrale. Con lui, in questi giorni di agonia, sono sempre stati i figli Valentina e Benedetto, giornalista di "Repubblica".
Giovanni Ferrara viveva da molti anni a Firenze, in Oltrarno, ma era profondamente legato alla sua città, Roma, dove era nato nel 1928. Una famiglia che ha segnato il '900, quella dei Ferrara. Il padre Mario, avvocato e antifascista, fu collaboratore e amico di Giovanni Amendola. Il fratello Maurizio, nato nel 1921 e scomparso alcuni anni fa, inviato a Mosca e poi direttore dell'"Unità", era tra i più ascoltati collaboratori di Palmiro Togliatti. Due nipoti, Giuliano e Giorgio, sono rispettivamente fondatore del "Foglio" e notissimo polemista il primo, apprezzato regista teatrale e cinematografico l'altro.
Giovanni Ferrara dedicò invece gran parte della sua vita allo studio e all'insegnamento, soprattutto con la docenza di Storia Antica all'università di Firenze. Tra i molti saggi, i più importanti furono su Giulio Cesare e Tucidide.
Come pubblicista collaborò con il "Mondo" di Pannunzio, passando poi a "l'Espresso" di Arrigo Benedetti e di nuovo al "Mondo"quando Benedetti tentò di ridare vigore da Firenze alla storica rivista. Fu anche direttore della "Voce Repubblicana" negli anni Settanta. Amico fin dall'adolescenza di Eugenio Scalfari, dalla fondazione di "Repubblica" entrò nella squadra degli editorialisti del giornale.
Nel 1983 scrisse per la Rusconi "Apologia di un uomo laico". Negli ultimi anni ha pubblicato per Sellerio i racconti "Il senso della notte", "La visione" e "La sosta". Uscirà tra breve, postumo, un libro dedicato proprio al fratello Maurizio.
L'attività politica. Laico intransigente, fu per molti anni dirigente del Pri, vicino a Visentini e Ugo La Malfa. Nel 1991 venne eletto al Senato a Milano, subentrando a Giovanni Spadolini, nominato senatore a vita. L'anno dopo venne rieletto al Senato a Firenze, sempre per il Pri.
Nel '94 ruppe con Giorgio La Malfa, di cui era stato il più ascoltato consigliere, perché coinvolto in Mani Pulite, e si schierò più a sinistra. Entrò in consiglio comunale a Firenze, dove per il Pri restò dal 1990 al 1995, poi diventò direttore del Circolo Viesseux, una delle principali istituzioni culturali fiorentine, in qualche modo continuando l'attività di Alessandro Bonsanti, padre di Sandra, animatore della vita culturale e letteraria italiana e infine sindaco della città
Dal '96 visse per qualche anno a Livorno dove Sandra Bonsanti, per molti anni inviato e commentatore politico di "Repubblica", era stata chiamata a dirigere il "Tirreno". E sempre con Sandra ha seguito fino all'ultimo da vicino "Libertà e Giustizia", argine culturale e di movimento alla deriva berlusconiana, giudicata da Ferrara un pericoloso populismo capace di degenerare in forme di democrazia autoritaria.
"Il sole può tramontare e poi risorgere; noi, invece, una volta che il nostro breve giorno si spegne, abbiamo davanti il sonno di una notte senza fine."
Catullo
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