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giovedì 6 settembre 2007

La squola nel paese dei ciucci


Vorrei fare alcune personalissime considerazioni sulla situazione del sistema formativo-educativo italiano.
L'idea me l'ha data il dibattito attuale intorno alla scuola, ed in particolare un articolo apparso oggi su Repubblica di Aldo Schiavone.
Il sistema scolastico italiano è indubbiamente sull'orlo del collasso, e giustamente rispecchia la fase decadente del nostro paese.
Io faccio un tipo di lavoro per il quale ho a che fare con ragazzi che vanno da un'età minima di 16 anni fino a 40 (ed oltre, in taluni casi). La mia attività è nel campo della formazione privata ed in particolare si basa principalmente su nozioni di cultura generale.
Per tale motivo penso di avere un metro di giudizio piuttosto indicativo per valutare la preparazione delle persone.
Infatti chi viene da me innanzitutto è sottoposto ad un test di cultura generale.
In particolare noto che in soli 6 anni (da quando faccio questo lavoro ed ho iniziato il monitoraggio) il livello di preparazione di coloro che fuoriescono dalla scuola superiore è sceso ad un livello talmente basso, che ogni volta ritengo si sia toccato il fondo, salvo poi ricredermi perché il fondo non è stato ancora raschiato.
Spesso, davanti all'ignoranza di taluni, rimango basito, perché per me, all'età di questi ragazzi, era inconcepibile non sapere certe cose.
Il mio lavoro spesso è ricordare ai ragazzi i principi basilari della grammatica, della matematica, del diritto e le nozioni di storia e geografia, tuttavia spesso non riesco a far capire loro nemmeno le cose più semplici.
L'orrore che deriva da tutto questo è amplificato ulteriormente quando alcuni di loro mi dicono di essere iscritti all'università!
Un'altra cosa che faccio è osservare spesso i loro comportamenti quando sono tra loro, ascoltando i loro discorsi. Le uniche cose di cui parlano sono telefonini e calcio.
Spesso cerco di trasportarli verso una visione più ampia di essi, delle loro conoscenze, senza fare il professorino tuttologo, ma partendo da quelli che sono i loro interessi, ma se riesco a colpire l'attenzione del 5% di essi lo ritengo già un miracolo.
Il problema secondo me è l'accelerazione che la nostra vita ha subito.
Viviamo in una società accelerata, che brucia il tempo e che non ci fa riflettere.
Oggi conta l'azione infinitamente più che il pensiero.
Agire per fare.
Possiamo prendercela con il mercato, i mass media, chi ci governa, ma non serve a nulla.
Il vero problema siamo noi, la corsa che abbiamo intrapreso è in continua accelerazione, le ideologie e la religione sanno di stantìo, così come Bertinotti e Benedetto XVI.
Tutto puzza di vecchio, e i giovani davanti a tutto questo possono solo scappare e correre sempre più lontano, perché se riflettere significa diventare come coloro (che sono vecchi oggi) allora è meglio bruciare velocemente.
"L'apprendere molte cose non insegna l'intelligenza."
Eraclito

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