MASSIMO GRAMELLINI
Dopo avere appreso che alcuni lavoratori del Museo del Cinema erano stati ingiustamente licenziati dalla cooperativa appaltatrice (che nega l’illiceità dell’atto e minaccia querele), Ken Loach ha deciso di boicottare il Torino Film Festival, non venendo a ritirare il premio a lui assegnato. Il regista inglese si sentirà molto fiero di questo. E i lavoratori lo ringrazieranno per la sensibilità dimostrata. Così Loach non avrà il premio, il festival non avrà Loach, i lavoratori non riavranno il posto. E il boicottaggio avrà distribuito un po’ di male a tutti senza fare del bene a nessuno.
Mi permetto di dare un suggerimento al Maestro e, in genere, agli oppositori che perseguono fini lucidi con mezzi arrugginiti. Immaginate che Loach venga a Torino, ritiri il premio e dal palco denunci l’ingiustizia subita dai lavoratori. Di più, immaginate che, oltre che con la parola, li sostenga con l’esempio: devolvendo il ricavato del premio a un fondo destinato a loro e invitando gli altri protagonisti del festival a fare altrettanto. Di colpo la protesta cambierebbe segno e tutti ci guadagnerebbero qualcosa: Loach il premio, il festival Loach, i lavoratori la visibilità e il sostegno fattivo del cinema internazionale. Ciò che condanna una certa sinistra radicale alla sconfitta non è mai la scelta degli obiettivi, ma quella dei metodi per raggiungerli: sempre gli stessi da sempre. La difesa dei deboli è una delle musiche più belle che possa suonare l’animo umano. Ma ogni tanto bisognerebbe cambiare strumento.
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