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Calcolo Integrali

lunedì 15 novembre 2010

Vieni via con me

Non capisco tutte le sterili polemiche attorno alla presenza di Fini e Bersani da Fazio; hanno fatto semplicemente un elenco di cosa dovrebbero essere la destra e la sinistra. Ad ogni modo si puo' sempre cambiare canale o non vederlo (come ho sempre fatto io con Porta a Porta). La verità è che tutti i lacchè di palazzo si affannano nel tentativo di salvare il signore moribondo, ma, finalmente, dopo 16 lunghi anni comincio a intravederne la fine!

domenica 7 novembre 2010

Lettera a nonno Silvio

Caro Silvio, io la capisco
Sì, io la capisco. Venga qui, appoggi la testolina sulla mia spalla e pianga, come ha voglia di fare da tanto. Attento al cerone, Silvio, che mi sporca il maglione. Ma fa niente, non si preoccupi, lo mando a lavare, continui pure a piangere. Ecco così, sì, si sfoghi perchè capisco che è veramente durissima per lei.
Non ci son santi, caro Silvio, mi spiace ma dobbiamo iniziare dalla cruda verità: lei non è eterno, anzi, la fine anche fisica e non solo politica (non le importa molto di quest'ultima) è sempre più vicina, sì, si muore, e succederà anche a lei.
E per quanto faccia, per quanto si sforzi, questa è la sola verità. Non si disperi, presidente, che le si staccano i punti dell'ultimo lifting.
Ok, questo premesso, tocca iniziare a farsene una ragione. E tocca ammettere che tutto quello che lei ha fatto negli ultimi anni avevano solo e unicamente questo scopo: sconfiggere la morte con il ricordo eterno, entrare nei libri di storia perchè troppo terrorizzante il pensiero di non esserci più.
La capisco, la capisco perfettamente. E' un'idea spaventosa quella di morire, ma sa quanti sessantenni conosco che lasciano la moglie storica per mettersi con una di trent'anni più giovane così pensando di succhiare ancora vita? tantissimi e sono molto tristi queste storie. D'altra parte, Presidente, un po' di colpa per questa situazione, ammetta, ce l'ha anche lei. E' anche la sua televisione che ha convinto un sacco di gente che la vecchiaia o anche solo la maturità sono cose orribili, che bisogna sconfiggere anche la più piccola ruga, che la menopausa è una malattia, ecc ecc, ma lasciamo perdere perchè lei, povero Silvio, è la principale vittima di tutto questo.
Ecco, bravo, si sieda qui, sì, le metto un plaid sulle gambe, si soffi il naso e vedrà che adesso passano pure i singulti.
Quindi che si fa? Intanto ci si rilassa, Silvio, ci si rilassa. Alla sua età bisognerebbe già averlo imparato da tempo e non ci si rilassa con venticinque belle ragazze, via... lo sa benissimo, non ci si rilassa così. Ci si rilassa stando insieme alle persone che si amano, sentendo il calore che arriva da chi ci ama davvero, ci si rilassa non con gli yesman ma con qualcuno che fa parte della nostra vita e che conoscendoci bene ci permette di essere noi stessi. Non è il Viagra che le solleva la vita, presidente, è l'amore. Quello vero, non quello sbandierato dal suo partito, come uno slogan un po' demagogico (un po' tanto).
Il sesso è una cosa bellissima, ma lo sa davvero cos'è il sesso? Avrei giusto un libro da suggerirle... Il sesso è piacere, sicuro che lei lo prova con il bunga bunga? Quello è piacere mentale, molto meno intenso, molto meno appagante del vero piacere fisico, quello che si prova sentendo sotto le dita la pelle dell'amato.
Caro Silvio, ecco, si stenda, chiuda gli occhi e immagini questa sensazione.. bella eh? Come dice? Che non ce l'ha l'amata? Ecco, questo è un problema, ma vedrà che lo risolveremo.
Intanto vediamo di smetterla di combinare guai che non rendono felice nessuno, eh? Adesso la smettiamo di lavorare così tanto per non pensare alla propria esistenza, la smetta di perdere tempo rovinando la vita degli italiani, che ne dice? Sa quanta gente comincerebbe ad amarla sul serio se lei dichiarasse: ok, fatto casino, pardon, come non detto?
Sì, sì, capisco anche la questione dei processi, appena lei molla si ritrova in galera, guardi Presidente, io non sono vendicativa, e credo non lo siano neanche molti italiani, se vuole schivare la galera perchè non va all'estero? E magari, se fosse così gentile, da lì ci mandi una serie di documenti in cui ci racconta cosa è successo veramente in questi anni, in cui ci dice come ha fatto i soldi, e tutto quello che lei sa, non occorre che glielo dica io.
All'estero, Silvio, in una bella villa con piscina, magari in un posto di mare... chessò mi viene in mente Hammamet, così si sente anche vicino al suo amico Bettino. Eh? Oppure il Messico, oppure... insomma, il mondo è grande.
E non si sentirebbe solo, Silvio, ora non si è mai soli nel mondo. Con la web cam può vedere i nipotini, parlare con gli amici... e poi la verranno a trovare. Lei sta lì e scrive le sue memorie, gioca a golf, e perchè no, magari si innamora, perchè su un punto lei ha ragione, il cuore non invecchia. Poi sa cosa può fare? Scrivere un sacco di belle canzoni che la renderanno eterno, quello sì, altro che Ponte sullo Stretto. Poi può leggere, beato lei che non legge un romanzo da trent'anni, pensi quanti ne ha da leggere...
Si fida di me? Le prometto che se lei va all'estero e ci fa sapere tutti i suoi traffici, che il busto di bronzo e una piazza gliela faccio dedicare io, dove vuole, prometto, prometto, che il diavoletto mi porti via se non mantengo. E le posso anche assicurare che se lei smette di avere paura, la morte arriverà tardissimo e sarà dolce perchè lo sarà stata la sua vita.
Ora basta, si beva la camomilla finchè è calda, stasera niente pillole, si metta tranquillo e vedrà che sarà una buona notte. Domani è un altro giorno e non è mai troppo tardi per smettere di avere paura.
Gabriella
Da Cacao Quotidiano il 04/11/2010 - 21:22

mercoledì 27 gennaio 2010

Sudan e Darfur

Khartoum esporta sorgo e grano, ma in tutto il Sudan sono oltre 11
milioni le persone che necessitano di aiuti alimentari
Il Sudan è uno dei piu' importanti Paesi esportatori di grano e sorgo,
ma in Sud Sudan e Darfur cresce il numero di chi ha fame.


Il World Food Programme (WFP) delle Nazioni Unite ha fatto sapere che
il numero delle persone dipendenti dagli aiuti alimentari
internazionali è cresciuto in Sud Sudan di ben quattro volte
nell'ultimo anno, passando da 1 milione di persone a 4,3 milioni, a
causa di conflitti e siccità.
Circa 50,000 tonnellate di sorgo e alimenti di origine vegetale
verranno dislocati in Sud Sudan e si aggiungeranno alle derrate già in
distribuzione in tutto il Sudan, come in Darfur, per sostenere oltre
11 milioni di persone non autosufficienti, nell'ambito di uno dei piu'
grandi progetti di asssistenza alimentare realizzati al mondo.
Un sacco di sorgo, uno dei cereali più usati nella dieta sudanese, nel
mercato del Darfur occidentale ha superato recentemente i 200 Pounds
sudanesi, equivalenti a 80 dollari.
Eppure il Sudan è uno dei piu' importanti Paesi esportatori di grano e
sorgo: Khartoum sta investendo 5 miliardi di petrodollari nello
sviluppo delle sue fattorie meccanizzate, i cui prodotti saranno,
appunto, destinati all'esportazione, soprattutto Arabia Saudita,
Emirati Arabi Uniti, Giordania. Paradossalmente, è allo stesso tempo
il Paese che riceve enormi quantità di cibo gratuito, lo stesso che
esso produce per l'esportazione. Normalmente, le donazioni di cibo
sono rivolte a Paesi che non riescono a soddisfare autonomamente il
proprio fabbisogno aliementare; così non accade per il Sudan, il cui
Presidente Bashir, evidentemente, preferisce lasciare agli stranieri
l'assistenza dei "cittadini" del Darfur. Il New York Times, che cita
fonti ufficiali delle Nazioni Unite, porta ad esempio il volo A/R del
sorgo, alimento base in Darfur: l'anno scorso, gli Stati Uniti ne
hanno donato ben 283.000 tonnelate, lo stesso quantitativo che il
Sudan ha venduto all'estero.

Dal blog di Italians for Darfur:
www.italiansfordarfur.it
Mobile Blogging from here.

lunedì 23 novembre 2009

Cosa vuol dire schierarsi?

Risposta di Roberto Saviano al ministro Sandro Biondi in riferimento alla richiesta di quest'ultimo di non schierarsi contro l'approvazione del disegno di legge governativo che riduce i tempi di prescrizione dei processi a 2 anni aumentando l'impunità di chi commette reati per salvaguardare gli interessi del presidente del Consiglio.

"Caro ministro Sandro Bondi, la ringrazio per la sua lettera e per l'attenzione data al mio lavoro: ho apprezzato il suo tono rispettoso e dialogante non scontato di questi tempi e quindi con lo stesso tono e attitudine al dialogo le voglio rispondere. Come credo sappia, ho spesso ribadito che certe questioni non possono né devono essere considerate appannaggio di una parte politica. Ho anche sempre inteso la mia battaglia come qualcosa di diverso da una certa idea di militanza che si riconosce integralmente in uno schieramento.

Ho sempre creduto che debbano appartenere a tutti i principi che anche lei nomina - la libertà, la giustizia, la dignità dell'uomo e io aggiungo anche il diritto alla felicità in qualsiasi tipo di società si trovi a vivere. E per questo ho sempre odiato la prevaricazione del potere, che esso assuma la forma di un sistema totalitario di qualsiasi colore, o, come ho potuto sperimentare sin da adolescente, sotto la forma del sistema camorristico.

Anch'io auspico che in Italia possa tornare un clima più civile e ho più volte teso la mano oltre gli steccati politici perché sono convinto che una divisione da contrada per cui reciprocamente ci si denigra e delegittima a blocchi, sia qualcosa che faccia male.
Eppure oggi il clima in questo paese è di tensione perché ognuno sa che, a seconda della posizione che intende assumere nei confronti del governo, potrà vedere la propria vita diffamata, potrà vedere ogni tipo di denigrazione avvenire nei confronti dei propri cari, potrà vedere ostacolate le proprie possibilità lavorative.

Qualche giorno fa la Germania mi ha onorato del premio Scholl, alla memoria dei due studenti dell'organizzazione cristiana Rosa Bianca, fratello e sorella, giustiziati dai nazisti con la decapitazione per la loro opposizione pacifica, per aver solo scritto dei volantini e aver invitato i tedeschi a non farsi imbavagliare.

Tutte le persone che ho incontrato lì alla premiazione, all'Università di Monaco, erano preoccupate per quanto accade oggi in Italia nel campo della libertà di stampa e del diritto. Non era un premio di pericolosi sovversivi o di chissà quali cospiratori anti-italiani. Tutt'altro. Raccoglieva cristiani tedeschi bavaresi che commemorano i loro martiri. Tutti seriamente preoccupati quello che sta accadendo in Italia e tutti pronti a chiedermi come faccio a tenere alla libertà d'espressione eppure a continuare a lavorare in Italia.
Non è un buon segnale e, in quanto scrittore non posso che raccogliere l'imbarazzo di essere accolto come una sorta di intellettuale di un paese dove la libertà d'espressione subisce un'eccezione. Il programma da lei apprezzato ha mostrato, in prima serata, il terrore causato dal regime comunista russo, e persecuzioni castriste agli scrittori cubani e l'inferno nell'Iran di Ahmedinejad.

Tutto andato in onda in una trasmissione come "Che tempo che fa", su una rete come RaiTre, così spesso tacciata di essere faziosa, ideologizzata, asservita alla sinistra che persino un boss come Sandokan si compiaceva di chiamarla "Telekabul". Questo a dimostrare, Ministro, quanto siano spesso pretestuose e false le accuse che vengono fatte contro chi invece si prefigge il compito di raccontare per bisogno - o dovere - di verità.

Però sono altrettanto convinto che a volte, proprio per semplice senso civile, non si possa stare zitti. Che bisogna prendere posizione al costo di schierarsi. E schierarsi non significa ideologicamente. La paura che questa legge possa colpire il paese sia per i suoi effetti pratici, sia per l'ingiustizia che ratifica, in me è assolutamente reale e per niente pretestuosa.
In questi anni, ossia da quando vivo sotto scorta, ho avuto modo di poter approfondire cosa significhi, tradotto nel funzionamento di uno stato democratico, il concetto di giustizia. Ho potuto capire che non tocca solo la difesa della legalità, ma che ciò che più lo sostiene e lo rende funzionante è la salvaguardia del diritto e dello stato di diritto.

Ho deciso di pubblicare quell'appello perché la legge sul processo breve mi pare un attacco pesante - non il primo, ma quello che ritengo essere finora il più incisivo - ai danni di un bene fondamentale per tutti i cittadini italiani, di destra o di sinistra, come ho scritto e come credo veramente. E le assicuro che lo rifarei domani, senza timore di essere ascritto a una parte e di poterne pagare le conseguenze.
Non vi è nulla in quel gesto che non corrisponda a ogni altra cosa che ho fatto o detto. Le mie posizioni sono queste e del resto non potrei comportarmi diversamente. Ciò che mi spinge a raccontare, in prima serata, dei truci omicidi di due giovani donne, la cui colpa era stata unicamente l'aver manifestato in piazza, in maniera pacifica.

Ciò che mi spinge a raccontare dei crimini del comunismo in Russia e dei soprusi delle multinazionali in Africa non è un "farsi impadronire dal demone della politicizzazione e della partitizzazione della cultura" bensì un altro demone. Quello che ha lo scopo di raccontare le verità o almeno provarci. Un'informazione scomoda per chi la da e per chi l'ascolta, la osserva, la legge. In Italia la deriva che lo stato di diritto sta prendendo è pericolosa perché ha tutte le caratteristiche dell'irreversibilità. È per questo che agisco in questo modo, perché è l'unico modo che conosco per essere scrittore, è questo l'unico modo che conosco di essere uomo.
La saluto con cordialità."

© 2009 Roberto Saviano. Published by arrangement with Roberto Santachiara Literary Agency


martedì 17 novembre 2009

Il paese dei telesogni e quello reale

Eugenio Scalfari domenica 15/11/09 su Repubblica.

Domenica scorsa, cogliendo l'occasione offerta dalla celebrazione della caduta del Muro di Berlino, mi sono chiesto se nei vent'anni successivi fosse cambiata la percezione della felicità, individuale e collettiva. Ed ho risposto che sì, la percezione della felicità è da allora molto cambiata. Non abbraccia più il futuro si è ristretta al presente e dunque è molto più effimera di prima perché il presente è un punto estremamente fuggitivo, non è una linea che si proietti in avanti verso le generazioni successive alla nostra. Il concetto di felicità ha perso la sua dinamica. Questo mutamento ha prodotto effetti rilevanti nella politica e nell'economia. Gran parte della crisi mondiale si deve a questi effetti. In Italia è stato avvertito con maggiore intensità che altrove.

Il fenomeno Berlusconi si spiega anche come conseguenza del nuovo modo di concepire la felicità. Nello stesso senso si spiegano le difficoltà del presidente Obama sul tema della sanità: gran parte degli americani teme che quella riforma comporti pesanti gravami fiscali e si rifiuta di sopportarli non vuole pagare oggi il costo d'una riforma che darà maggiore assistenza in futuro.

Esiste un nesso molto stretto tra la nuova legge "ad personam" che salverà il nostro presidente del Consiglio dai processi pendenti nei suoi confronti e la sua popolarità. Quella legge è percepita da una parte rilevante dell'opinione pubblica come un'evidente violazione del principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

La prova di quanto sia diffusa questa percezione sta nella immediata, straordinaria adesione popolare all'appello lanciato ieri su Repubblica da Roberto Saviano, che chiede al presidente del Consiglio di ritirare quella "norma del privilegio". E che sia tale, del resto, i sostenitori di quel provvedimento non ne fanno mistero. Lo stesso Berlusconi lo riconosce ed infatti esso è approdato in Parlamento come sostitutivo della legge Alfano che stabiliva la non processabilità del presidente del Consiglio.

Gli italiani sono dunque consapevoli del privilegio - ingiusto come tutti i privilegi - che il premier otterrà dalla sua docile maggioranza parlamentare, ma gran parte di essi sembra comunque disposta a tollerare che quel salvacondotto divenga legge dello Stato. Si attende però una contropartita, si attende cioè di poter beneficiare del clima di lassismo morale che quel privilegio e la legge che lo sancisce estenderà a tutte le furberie, le elusioni, l'indebolimento delle regole o addirittura la loro eliminazione che contrassegnano il carattere nazionale. I condoni scaricano il peso sulle future generazioni ma alleviano chi vive nel presente. La legge che estingue i processi del premier e quelli similari al suo è una sorta di condono, una parziale amnistia e come tale è gradita.

Gli effetti moralmente perversi e le deformazioni che ne derivano riguardano il futuro, ma il futuro ha perso interesse di fronte ad un presente più facile, a regole sempre più esangui, a reati sordidi degradati al rango di peccati veniali.

Il presidente del Consiglio è intelligente, specie quando si tratta di tutelare i propri interessi. Se la legge che estingue i suoi processi gli procurasse un calo vistoso di popolarità, probabilmente non ne reclamerebbe l'approvazione. Probabilmente affronterebbe i processi sperando nell'abilità dei suoi avvocati. Ma pensa che lo smottamento della sua popolarità non ci sarà oppure sarà di modeste proporzioni e quindi va avanti, disposto se necessario ad appellarsi al popolo e voglioso di trasformare lo Stato repubblicano in un regime autoritario senza più ostacoli né controlli che tarpino le ali ai suoi desideri.

La potenza mediatica concentrata nelle sue mani gli consente inoltre di raccontare a proprio vantaggio una inesistente realtà, cancellando tutto ciò che possa ostacolare il processo di beatificazione della sua immagine. "Meno male che Silvio c'è" intonano i devoti.
Senza di lui - così raccontano i nove decimi dei mezzi di comunicazione - le catastrofi si accumulerebbero. Quelle che avvengono e che sono innegabili derivano da fattori esterni o dall'odio delle opposizioni che gli impediscono di lavorare.

Nonostante tali ostacoli tuttavia, il governo ed il suo Capo lavorano e sostengono una situazione che senza di loro diventerebbe disperata. E qui comincia l'elenco dei risultati miracolosi già realizzati e quelli ancor più mirabili che stanno per avvenire. Volete bloccare tutto ciò? Tutti questi fatti mirabili che vi consoleranno nei prossimi mesi delle vostre attuali afflizioni?

* * *

Questa è dunque la partita in corso tra il premier e chi gli si oppone. Non sto a ripetere le caratteristiche che rendono inaccettabile l'ennesima legge "ad personam", l'inverecondo salvacondotto che il potente imputato reclama. Ne accennerò soltanto alcuni.

Primo: le leggi che cambiano le procedure giudiziarie non sono mai retroattive, riguardano i nuovi processi e non quelli in corso. Quando le loro disposizioni sono più favorevoli per gli imputati, quelli dei processi in corso possono chiederne l'applicazione che viene decisa dal giudice. Nel nostro caso invece la retroattività è disposta dalla legge.

Secondo: l'elenco dei reati esclusi dal processo breve contiene casi incongrui e stridenti rispetto all'ordinamento. Si include nel processo breve la corruzione e la concussione, ma si esclude invece il furto e il reato di clandestinità per il quale la pena edittale prevede una semplice contravvenzione. Sono soltanto due esempi, ma molti altri ce ne sono e certamente emergeranno durante l'iter parlamentare.
Terzo: cadranno in prescrizione decine di migliaia di processi alcuni dei quali molto gravi, lasciando senza giustizia le parti offese e "graziando" fior di mascalzoni.
Quarto: il processo breve è riservato agli imputati in primo grado di giurisdizione e non riguarda per ora quelli del secondo e del terzo grado.

Esistono insomma ragioni plurime di discriminazione e altrettanto plurimi motivi di incostituzionalità. Vedrà il presidente della Repubblica se - a legge approvata - quei motivi risulteranno manifestamente fondati oppure saranno rimessi al vaglio della Corte costituzionale. Ricordo soltanto che la legge Alfano è stata cancellata dalla Corte perché discriminava. Quali che siano stati gli artifici dell'avvocato Ghedini, questa legge è altrettanto discriminatoria e "personale", con la differenza aggravante di recare vistosi danni all'ordinamento che invece non era toccato dalla legge Alfano. Insomma una pezza a colore che rende il buco ancor più evidente.

* * *

Veniamo ai supposti benefici che questo governo avrebbe procurato al Paese e ai cittadini che lo abitano.

I rifiuti sgombrati da Napoli. È vero. Purtroppo altrettanti rifiuti stanno sommergendo Palermo ma di questi si parla pochissimo perché il Capo non gradisce.
Le case ricostruite a L'Aquila e in Abruzzo. È parzialmente vero. Le casette pagate dalla Croce Rossa e dalla Provincia di Trento sono in avanzata messa in luogo.

Tardano gli altri manufatti e tarda la ricostruzione del centro storico.

L'inverno è cominciato e sono ancora migliaia i terremotati ospitati nelle tende con gravi disagi.
La sicurezza dei cittadini non è affatto migliorata. Forse era stata percepita al di sopra delle realtà, ma questa iperpercezione sta ora confrontandosi con una situazione concreta che non è particolarmente tranquillizzante. Alcuni reati sono in diminuzione, altri ancor più odiosi sono in aumento. Tra questi la caccia agli omosessuali e gli stupri stanno creando serissimi problemi.

Il flop delle ronde civiche è sotto gli occhi di tutti.
Altrettanto lo è la situazione miserevole della polizia di Stato, scarsa di mezzi e di personale.

La politica del Mezzogiorno è a dir poco latitante. Un terzo del paese è abbandonato a se stesso. Le differenze di reddito con il Nord sono aumentate. Le forze della camorra e della 'ndrangheta non danno segni di indebolirsi malgrado arresti e retate delle Forze dell'ordine perché ad ogni arrestato ci sono altre nuove reclute e nuovi capi.

Il federalismo è ancora un guscio vuoto del quale si ignorano i costi e i benefici.

I treni dei pendolari continuano ad essere uno scandalo nazionale.

La messa in sicurezza di paesi e città costruiti a ridosso di colline e monti franosi non fa un solo passo avanti: gli enti locali e la Protezione civile si palleggiano competenze e responsabilità ma non ci sono fondi per gli interventi o sono destinati ad altri usi. Perciò si continua a morire di morte annunciata.
Egualmente di morte annunciata si continua a morire per incidenti sul lavoro.

Egualmente non si fanno passi avanti nella sicurezza delle scuole, delle quali un'altissima percentuale è stata dichiarata insufficiente, inadatta o addirittura pericolante.

Il precariato sta già esplodendo e più esploderà nei prossimi mesi. La stessa sorte incombe sulle piccole e piccolissime imprese, tanto al Sud quanto al Nord e al Centro. Ma qui siamo sul terreno dell'economia che merita un discorso a parte.

* * *

Il "dominus" responsabile della politica economica è Giulio Tremonti, ma il Capo del governo che sta sopra di lui gli indica gli obiettivi che a lui più interessano. Bisogna dunque considerarli insieme nella concordia discorde nella quale hanno fin qui operato.
Tremonti sostiene di essersi accorto per primo della crisi internazionale incombente. Tuttavia le sue prime mosse furono del tutto incongrue rispetto alla crisi in arrivo.

Soprattutto lo fu l'abolizione dell'Ici, ma qui la responsabilità non è sua: giustizia vuole che la si addossi al premier. Aveva promesso in campagna elettorale quell'abolizione e impose a Tremonti di adempiervi.

Gli impose altresì di "non mettere le mani nelle tasche degli italiani", altro vincolo poco compatibile con la tempesta in arrivo. Il vincolo è stato in apparenza rispettato, ma la pressione fiscale e contributiva è aumentata ed ha segnato in questi mesi il suo massimo storico. Non è previsto che scenda nel prossimo futuro ed è lo stesso Dpef (documento ufficiale del ministero del Tesoro) a certificarlo. Questo aumento della pressione fiscale è in contrasto con il vincolo di "non mettere le mani" eccetera. In parte si può spiegare con la diminuzione del reddito dovuta alla crisi, in altra parte con imposte pagate da soggetti nuovi entrati da poco nella platea dei contribuenti.
Vantaggi da questa parte, zero.

È stato più volte dichiarato da parte del Tesoro che i conti pubblici sono stati messi in sicurezza. È falso. Il deficit rispetto al Pil ha superato il 5 per cento e l'Europa ci ha imposto il rientro sotto al 3 per cento entro il 2012. L'avanzo netto è stato azzerato. Lo stock di debito pubblico è di nuovo ai massimi e salirà ancora nel 2010 (Dpef). Quindi la finanza pubblica non è stata affatto risanata, Bruxelles ce lo fa presente una volta al mese.

Nel frattempo è cresciuta la spesa. Molto cresciuta. Ma non è riuscita a rilanciare i consumi che stanno pericolosamente diminuendo. I commercianti sono infatti in allarme rosso.

Nei giorni scorsi si diffuse una grande euforia dal governo, dal premier, dalle associazioni industriali, perché sembrò che in agosto ci fosse stata un'impennata improvvisa della produzione industriale. Non era in realtà un'impennata ma un modesto recupero del 6 per cento rispetto al crollo registrato nel 2009 sul 2008. I media presidenziali lanciarono al cielo grida di giubilo e chi raccomandava prudenza nei giudizi fu insultato come Cassandra antitaliana. Bene. In settembre c'è stato di nuovo una cifra pesantemente negativa nella produzione industriale e in ottobre altrettanto. Ora siamo addirittura sotto il crollo dell'anno precedente. Ma questo sarebbe ancora poco.

Aumenta la disoccupazione e aumenterà ancora di più nei prossimi mesi e nei prossimi anni perché quand'anche cominci una sia pur timida ripresa, essa non sarà foriera di nuova occupazione. Questo fenomeno è mondiale e non soltanto italiano, perciò ineluttabile. Sono stati presi provvedimenti per far fronte ad una situazione di questa gravità? Nessuno. Non è neppur vero che tutti i disoccupati siano assistiti, manca un sistema efficace e integrale di ammortizzatori sociali e non è alle viste nessun provvedimento in materia.

Di riforme sociali neppur l'ombra. Di liberalizzazioni idem. Sono invece alle viste alcuni nuovi carrozzoni pubblici tra i quali si distingue la famosa Banca del Sud, che saranno fonte di sprechi e di clientele all'assalto.

Nel frattempo l'Italia ha perso peso in Europa e sullo scenario mondiale.

Dei vantaggi procurati al Paese non c'è dunque traccia alcuna. Al contrario.

Poiché quanto è stato fin qui detto si basa su dati ufficiali di agenzie internazionali e dello stesso governo, è falso che questa sia una fantasiosa ricostruzione della realtà. La fantasiosa ricostruzione è invece quella del governo che, a dispetto dei dati dallo stesso diffusi, magnifica risultati che le sue stesse cifre smentiscono. Si tratta di improntitudine, o faccia di bronzo che dir si voglia.

mercoledì 11 novembre 2009

In memoria di Stefano Cucchi e alla faccia di Carlo Giovanardi




Apparso ieri su Repubblica a firma di Francesco Merlo.
Da leggere interamente.

Suscita rabbia e pena, una pena grande, il sottosegretario Carlo Giovanardi, cattolico imbruttito dal rancore, che ieri mattina ha pronunziato alla radio parole feroci contro Stefano Cucchi. Secondo Giovanardi, Stefano se l'è cercata quella fine perché "era uno spacciatore abituale", "un anoressico che era stato pure in una comunità", "ed era persino sieropositivo". Giovanardi dice che i tossicodipendenti sono tutti uguali: "diventano larve", "diventano zombie". E conclude: "È la droga che l'ha ridotto così".

Giovanardi, al quale è stata affidata dal governo "la lotta alle tossicodipendenze" e la "tutela della famiglia", ovviamente sa bene che tanti italiani - ormai i primi in Europa secondo le statistiche - fanno uso di droga. E sa che tra loro ci sono molti imprenditori, molti politici, e anche alcuni illustri compagni di partito di Giovanardi. E, ancora, sa che molte persone "per bene", danarose e ben difese dagli avvocati e dai giornali, hanno cercato e cercano nei cocktail di droghe di vario genere, non solo cocaina ed eroina ma anche oppio, anfetamine, crack, ecstasy..., una risposta alla propria pazzia personale, al proprio smarrimento individuale. E alcuni, benché trovati in antri sordidi, sono stati protetti dal pudore collettivo, e la loro sofferenza è stata trattata con tutti quei riguardi che sono stati negati a Stefano Cucchi. Come se per loro la droga fosse la parte nascosta della gioia, la faccia triste della fortuna mentre per Stefano Cucchi era il delitto, era il crimine. A quelli malinconia e solidarietà, a Stefano botte e disprezzo.

Ci sono, tra i drogati d'Italia, "i viziati e i capricciosi", e ci sono ovviamente i disadattati come era Stefano, "ragazzi che non ce la fanno" e che per questo meritano più aiuto degli altri, più assistenza, più amore dicono i cattolici che non "spacciano", come fa abitualmente Giovanardi, demagogia politica. E non ammiccano e non occhieggiano come lui alla violenza contro "gli scarti della società", alla voglia matta di sterminare i poveracci non scambiano l'umanità dolente, della quale siamo tutti impastati e che fa male solo a se stessa, con l'arroganza dei banditi e dei malfattori, dei mafiosi e dei teppisti veri che insanguinano l'Italia. Ecco: con le sue orribili parole di ieri mattina Giovanardi si fa complice, politico e morale, di chi ha negato a Stefano un avvocato, un medico misericordioso, un poliziotto vero e che adesso vorrebbe pure evitare il processo a chi lo ha massacrato, a chi ha violato il suo diritto alla vita.

Anche Cucchi avrebbe meritato di incontrare, il giorno del suo arresto, un vero poliziotto piuttosto che la sua caricatura, uno dei tanti poliziotti italiani che provano compassione per i ragazzi dotati di una luce particolare, per questi adolescenti del disastro, uno dei tantissimi nostri poliziotti che si lasciano guidare dalla comprensione intuitiva, e certo lo avrebbe arrestato, perché così voleva la legge, ma molto civilmente avrebbe subito pensato a come risarcirlo, a come garantirgli una difesa legale e un conforto civile, a come evitargli di finire nella trappola di disumanità dalla quale non è più uscito. Perché la verità, caro Giovanardi, è che gli zombie e le larve non sono i drogati, ma i poliziotti che non l'hanno protetto, i medici che non l'hanno curato, e ora i politici come lei che sputano sulla sua memoria. I veri poliziotti sono pagati sì per arrestare anche quelli come Stefano, ma hanno imparato che ci vuole pazienza e comprensione nell'esercizio di un mestiere duro e al tempo stesso delicato. È da zombie non vedere nei poveracci come Cucchi la terribile versione moderna dei "ladri di biciclette". Davvero essere di destra significa non capire l'infinito di umiliazione che schiaccia un giovane drogato arrestato e maltrattato? Lei, onorevole (si fa per dire) Giovanardi, non usa categorie politiche, ma "sniffa" astio. Come lei erano gli "sciacalli" che in passato venivano passati alla forca per essersi avventati sulle rovine dei terremoti, dei cataclismi sociali o naturali.

Giovanardi infatti, che è un governante impotente dinanzi al flagello della droga ed è frustrato perché non governa la crescita esponenziale di questa emergenza sociale, adesso si rifà con la memoria di Cucchi e si "strafà" di ideologia politica, fa il duro a spese della vittima, commette vilipendio di cadavere.
Certo: bisogna arrestare, controllare, ritirare patenti, impedire per prevenire e prevenire per impedire. Alla demagogia di Giovanardi noi non contrapponiamo la demagogia sociologica che nega i delitti, quando ci sono. Ma cosa c'entrano le botte e la violazione dei diritti? E davvero le oltranze giovanili si reprimono negando all'arrestato un avvocato e le cure mediche? E forse per essere rigorosi bisogna profanare i morti e dare alimento all'intolleranza dei giovani, svegliare la loro parte più selvaggia?

Ma questo non è lo stesso Giovanardi che straparlava dell'aborto e del peccato di omosessualità? Non è quello che difendeva la vita dell'embrione? È proprio diverso il Dio di Giovanardi dal Cristo addolorato di cui si professa devoto. Con la mano sul mento, il gomito sul ginocchio e due occhi rassegnati, il Cristo degli italiani è ben più turbato dai Giovanardi che dai Cucchi.

domenica 27 settembre 2009

La tecnologia che avanza sempre più

In un mondo sempre più tecnologicamente sviluppato bisogna essere al passo con i tempi. Stasera sto sperimentando la pubblicazione di un post da IPhone. Vediamo cosa succede e se riesco finalmente in questo modo a dedicare un po' di tempo al blog.