martedì 25 settembre 2007
Processi mediatici
Finito di lavorare a casa, come spesso mi capita, avevo postato un commento (umoristico) sul blog. Poi sono andato in soggiorno ed ho visto la prima notizia del TG1: il delitto di Garlasco e l'arresto del fidanzato della vittima.
Sono tornato nel mio studio ed ho acceso di nuovo il portatile. Non potevo non esprimere il mio sdegno di fronte ad un processo condotto tutto in TV, e, badate bene, PRIMA dello svolgimento di quello reale.
Non so se il signor Alberto Stasi è colpevole o meno dell'omicidio della fidanzata, questa è una cosa che accerteranno i giudici nei vari (ed eventuali) gradi di giudizio. Quello che non si può tollerare è che una persona venga condannata in TV: presentazione di prove "sicure", ricostruzione della scena del delitto, un pò di spettacolo ed ecco il mostro!
Il tutto mentre alcuni personaggi condannati veramente in via definitiva (anche per omicidio!) siedono tranquillamente nel nostro parlamento.
domenica 23 settembre 2007
Scusami Beppe ho detto una cazzata...
Nel post riguardante il V-Day di Beppe Grillo avevo mosso delle critiche riguardo alle proposte avanzate da Beppe, precisando che non ero completamente d'accordo.
Oggi, dopo aver visto la puntata di giovedì scorso di Anno Zero di Santoro su RaiDue, mi vedo costretto a rivedere le mie posizioni in virtù di questa uscita molto infelice di Antonio Polito, che di seguito riporto da Youtube.
La cosa incredibile è che per la prima volta un politico di sinistra ha il coraggio di dire che ha preso per il culo tutti quelli che li hanno votati.
E' proprio vero allora, il Parlamento italiano è sommerso di spazzatura e la situazione rifiuti è peggiore di quella della Campania.
"E' impossibile applicare tutto perché sono 280 pagine!"
Antonio Polito riferendosi al programma dell'Unione presentato agli elettori nel 2006.
sabato 22 settembre 2007
Giovanni Pesce e Guernica
giovedì 20 settembre 2007
Zio Pino
Ecco un bellissimo ricordo da Ficarra e Picone, preso dal sito di AmmazzateciTutti.
"Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno.
Non è qualcosa che può trasformare Brancaccio.
Questa è un'illusione che non possiamo permetterci.
E' soltanto un segno per fornire altri modelli, soprattutto ai giovani.
Lo facciamo per poter dire: dato che non c'è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa.
E se ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto...". Padre Pino Puglisi
mercoledì 19 settembre 2007
La rivoluzione dell'informazione
Ieri è apparsa una notizia a dir poco rivoluzionaria ma, come al solito, snobbata o messa in secondo piano sia dai giornali che dalla televisione (che non è ha parlato per nulla).
Il New York Times, probabilmente il più importante quotidiano al mondo, ha deciso di mettere on line il giornale GRATUITAMENTE!
Sembrerebbe una sciocchezza, invece è straordinario. L'informazione ormai è digitale, e questo lo sappiamo da tempo, ma la carta stampata sembra moribonda definitivamente. Oggi i giornali italiani on line si pagano (tranne il Manifesto), ma chi li legge?
Seguite l'esempio informazione avariata!
lunedì 17 settembre 2007
Tecnologia e piaceri personali
1. Nel quale metterò tutte le partite giocate dal Napoli quest'anno;
2. I video musicali più belli man mano che li trovo e mi ricordo le canzoni;
3. I video girati da me che pubblico su youtube.
Oggi sono contento perché il Napoli anche ieri ha fatto un partitone e le prospettive sembrano rosee.
domenica 16 settembre 2007
venerdì 14 settembre 2007
Goldrake distrugge Vega
giovedì 13 settembre 2007
David Grossman, Beppe Grillo ed Eugenio Scalfari
E' da quasi una settimana che osservo il terremoto provocato da Beppe Grillo con il suo V-Day.
Da un lato sono contento del terremoto che sta provocando in ambito politico. E' ora che questa classe dirigente talmente infima prenda coscienza della sua inettitudine e cerchi di svegliarsi.
Tuttavia sono diversi giorni che qualcosa dentro di me non mi permette di essere contento al 100% e, tra l'altro, non mi ha fatto partecipare al V-Day a Roma.
Oggi, a distanza di giorni, sto pian piano capendo cosa mi allontana dalla partecipazione diretta al progetto di Grillo: la paura della massa.
La denuncia è importante, la critica non deve mai arrestarsi ed aiuta molto ad andare avanti l'idea che tanti approvano il tuo operato, ma quando tutto questo diventa massa indistinta allora tutto diventa maledettamente complicato.
Sono un estimatore di Beppe Grillo, tuttavia, allo stesso modo stimo profondamente persone come Daniele Luttazzi ed Eugenio Scalfari ed i loro commenti al movimento di Grillo mi hanno chiarito i presentimenti che avevo.
I motivi per i quali non ritengo condivisibili completamente le idee di Grillo sono qui e qui.
Ma soprattutto ciò che mi ha chiarito le idee è stato David Grossman e quanto ha detto nell'articolo citato da Scalfari, da cui ho tratto i seguenti passi.
Noi non vogliamo assumerci nessuna responsabilità personale per le cose terribili che avvengono a poca distanza da noi. Né mediante azioni dirette né limitandoci a esprimere solidarietà. Ci fa comodo - quando si parla di responsabilità personale - far parte di una massa indistinta, priva di volto, di identità, e all'apparenza libera da oneri e colpe. E probabilmente è questa la grande domanda che l'uomo moderno deve porsi: in quale situazione, in quale momento, io divento "massa"?
Ci sono definizioni diverse per il processo con il quale un individuo si confonde nella massa o accetta di consegnarle parti di sé. E siccome noi siamo uomini di letteratura, ne sceglierò una conforme ai nostri interessi. Ho l'impressione che ci trasformiamo in "massa" nel momento in cui rinunciamo a pensare, a elaborare le cose secondo un nostro lessico, e accettiamo automaticamente e senza critiche espressioni terminologiche e un linguaggio dettatoci da altri. Io mi trasformo in "massa" quando cesso di formulare con le mie parole compromessi e scelte morali che sono disposto a compiere.(...)
La realtà in cui viviamo oggi non è forse crudele come quella creata dai nazisti ma certi suoi meccanismi hanno leggi di fondo molto simili che offuscano l' individualità dell'uomo e lo portano a rifiutare obblighi e responsabilità verso il destino degli altri. E una realtà sempre più dominata dall'aggressività, dall'estraneità, dall' incitamento all'odio e alla paura; dove il fanatismo e il fondamentalismo sembrano farsi più forti ogni giorno mentre altre forze perdono la speranza di un cambiamento.
I valori e gli orizzonti del nostro mondo, l'atmosfera che vi si respira e il linguaggio che lo domina sono dettati in gran parte da ciò che noi chiamiamo mass media, un'espressione coniata negli anni Trenta del secolo scorso quando i sociologi cominciarono a parlare di "società di massa". Ma siamo davvero consapevoli del significato di questa espressione? Di quale processo i mass media abbiano subìto? Ci rendiamo conto che gran parte di essi non solo convogliano un tipo di comunicazione destinata alle masse ma trasformano i loro utenti in massa? E lo fanno con prepotenza e cinismo, utilizzando un linguaggio povero e volgare, trattando problemi politici e morali complessi con semplicismo e falsa virtù, creando intorno a noi un'atmosfera di prostituzione spirituale ed emotiva che ci irretisce, rendendo kitsch tutto ciò che toccano: le guerre, la morte, l'amore, l'intimità. A un primo sguardo sembra che questo tipo di comunicazione si incentri sul singolo, sull'individuo, non sulle masse. Ma è una suggestione pericolosa.
I mezzi di comunicazioni di massa pongono il singolo in primo piano, lo consacrano persino, incanalandolo sempre più verso se stesso. Anzi, in fin dei conti, esclusivamente verso se stesso: verso i suoi bisogni, i suoi interessi, le sue aspirazioni, le sue passioni. In mille modi, palesi o nascosti, liberano l'individuo da ciò di cui lui è in ogni caso ansioso di liberarsi: la responsabilità verso gli altri per le conseguenze delle sue azioni. E nel momento in cui lo fanno ottenebrano la sua coscienza politica, sociale e morale, lo trasformano in un materiale docile alle manipolazioni da parte di chi controlla i mezzi di comunicazione e di altri. In altre parole lo trasformano in massa. (...)
È questo il messaggio dei mass media: un ricambio rapido, tanto che talvolta sembra che non siano le informazioni a essere significative e importanti ma il ritmo con cui si susseguono, la cadenza nevrotica, avida, commerciale, seduttrice che creano. Secondo lo spirito del tempo il messaggio è lo zapping.
martedì 11 settembre 2007
sabato 8 settembre 2007
Immagina. Anche se non sarà mai come averlo vissuto.
Immagina.
Nel deserto, la notte, ti svegliano: attaccano il tuo villaggio. Lì hai lasciato i tuoi figli, tua moglie, la tua storia. Bruciano la tua casa. Stuprano tua moglie. Armano tuo figlio. Cancellano la tua storia.
Sparano.
Non bastano le urla terrorizzate dei bambini, l’odore acre di feci e urine liberate dalla paura e del sangue che impasta la terra, il rumore – tanto rumore- di passi, spari, crolli, legna e carne che brucia, niente ferma la mano dei boia.
Corri.
Ti rendi subito conto –forse è solo istinto – che le parole hanno un senso solo se ascoltate.
Allora imbracci il bastone, come fosse un fucile. Corri, con la speranza di poter ancora salvare tua moglie, tuo figlio, non importa la storia. E preghi.
Ma sei lontano, stringi il tuo bastone.
I janjaweed corrono già verso un altro villaggio.
Italian Blogs For Darfur sarà a Roma, il 16 Settembre in Piazza Farnese, per dire "fermiamo il sangue in Darfur"!
- ore 10: Marcia dei rifugiati. Presenti Monica Guerritore, Toni Capuozzo, Tiziana Ferrario
- ore11: mostra fotografica, interventi di associazioni, ospite Presidente Commissione Esteri del Parlamento U. Ranieri
- 0re 13: concerto dei Marcosbanda (jazz funk rock), vincitori premio "Voci per la Libertà" 2007
giovedì 6 settembre 2007
La squola nel paese dei ciucci
lunedì 3 settembre 2007
La memoria non scomparirà mai.
La foto che ho inserito nel post di oggi è un po' cruda, ma ci mostra la mafia per quello che è.
Sono passati 25 anni dal 3 settembre 1982, ma il dolore si riaccende.
La morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa ci rammenta come si può morire da carabiniere e da pirla contemporaneamente (come Giorgio Bocca ha citato venerdì sera a Matrix).
Carlo Alberto Dalla Chiesa era un grande uomo, un carabiniere nel senso più nobile del termine.
Da figlio di carabiniere so che l'Arma non dimentica i suoi figli, anzi li glorifica. Tuttavia mi fa una rabbia pazzesca pensare che quest'uomo (come tutti gli altri che lo hanno preceduto e che verranno dopo) sia stato lasciato solo al suo destino.
Questo blog ha come scopo il mantenere viva la memoria affinché tutti ricordino questi uomini che hanno alzato la testa a questo paese di merda fatto da milioni di caccole umane pronte a scannarsi per una poltrona e leccare il culo al potente di turno.
"Non vado ai funerali, preferisco andare ai battesimi e alle comunioni!".
Giulio Andreotti in risposta ad un giornalista che gli chiedeva perché non avesse partecipato ai funerali del Generale Dalla Chiesa.
domenica 2 settembre 2007
Phish e dintorni...
In una fase decandente del nostro paese dove si vedono le cose più
assurde (tra cui Mastella che prende in braccio Benigni) mi viene
sempre più difficile parlare di attualità e dei problemi che
caratterizzano questo paese. Per tale motivo ritengo che la cosa
migliore sia parlare di ciò che ci fa star bene.
A proposito di cose positive che ti fanno star bene periodicamente
c'è sempre la musica ed in particolare quella veramente buona di cui i Phish sono degni rappresentanti.
Questa band è conosciuta pochissimo in Italia, ma negli Stati Uniti nel circuito alternativo universitario sono vere e proprie icone.
La loro musica spazia nei generi più assurdi e l'album forse che
meglio descrive questo eclettismo musicale è "Picture of nectar".
Nel link dell'album c'è la possibilità di ascoltare le canzoni, consiglio
vivamente di provare l'esperienza di ascoltarli, soprattutto pezzi
come Tweezer sono allucinanti.
Altro modo di conoscerli è guardare qualche loro video su you tube
come questo oppure questo qui.
"La musica lava via dall'anima la polvere della vita di ogni giorno."
Berthold Auerbach.